L’importanza del suono: il “neural advertising”

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Una cosa che mi ha sempre dato abbastanza fastidio è una situazione come questa: sono in casa, come sottofondo la tv accesa e ad un certo punto inspiegabilmente durante una pubblicità il volume si alza! troppo! beh, certo attira l’attenzione, ma di che umore potrà trovarmi quello spot? “Neural Advertising: The Sounds We Can’t Resist” un recente articolo del TIME online, mi da modo di parlar proprio di questo. L’importanza del suono! L’articolo infatti conclude proprio sostenendo che le presone rispondono in maniera migliore ad un suono quanto più sottile.
Anche il “neuroscienziato” Read Montague del Baylor College of Medicine, sostiene infatti che il cervello reagisce in maniera positiva proprio quando ci troviamo di fronte a suoni semplici, familiari.. che automaticamente per associazione mentale ci portano a pensare ad una determinata cosa. Nella pratica Martin Lindstrom (che lavora proprio applicando la neuroscienza al marketing) ha ricercato diverse situazioni constatando che il ‘frizzare’ di una bibita gassata o il rumore di una bistecca sul fuoco, ci ricollegano al cibo meglio di una qualunque canzoncina country o jingle ad alto volume.
Questi studi hanno applicazione non solo negli spot televisivi, ma anche nei luoghi deputati allo shopping: esempio ne è lo store 0101 in Giappone dove viene proposto, a seconda dei reparti, un percorso sonoro che va dal canto degli uccelli alle risate di bambini che giocano…
Credo che questo sia un altro esempio di cambiamento da una comunicazione invasiva e “prepotente” ad una più dolce, coerente e “sussurrata”, approccio “nuovo” e quindi, (fino alla prossima ‘assuefazione’ dei consumatori) probabilmente efficace… siete proprietari di un negozio? Direi che è il momento di sostituire la diffusione della vostra radio preferita con suoni riconducibili (magari anche indirettamente) all’immaginario legato ai vostri prodotti.

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